Sanremo senza rete (né rock né lento)

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Nel secondo livello di realtà in cui Carlo Conti ci ha risucchiato, reo di aver riprodotto il Sanremo che c’è in noi come deriva di un gesto nazionalpopolare, si ritrovano loro, quei telespettatori divanati inconsapevoli destinatari di una meraviglia affascinante, un costrutto storico al pari delle più seriose produzioni Rai. Attorno a questa scelta – la televisione narra Sanremo, lo filtra e lo riorganizza –  si sono avvitate le grandi domandi della vigilia quali: è uno show? O è una gara canora? E’ una serata pro unioni civili? Elton John salirà sul palco con marito, figli e pure madri surrogate?

Metabolizzata la distorsione che imputa a Conti, massimo sostenitore di questo eterno ritorno sanremese e pilastro indiscutibile dello spettacolo bistrattato ma che funziona, delle responsabilità incomprensibili va ammesso che un format per quanto semplice, poco ardito, può essere apprezzato qualora si ammetta il proprio bagaglio di vizi e virtù. Sanremo è l’Italia riflessa nel piccolo schermo.

E come tale risulterà borghese, avveniristica, impulsiva, intraprendente ma timorosa. E’ quella a cui parla Conti.

Mamma Rai ci dona l’insostenibile leggerezza di Gabriel Garko, in posa da fiction, l’imitazione forse meno riuscita di Virginia Raffaele che – proprio per questo – si dimostra la migliore sul palco e una icona come la Ghenea che lascia trapelare emozioni sconosciute ai suoi colleghi.

Dopo una copertina che introduce il telespettatore alla storia di una kermesse che è anche la storia della tv di Stato e di un Paese che si scopre, di volta in volta, tradizionale, incerto, curioso. Forse è stata questa la parte più esplicita del progetto Conti.

Per quanto riguarda la gara, vincono Laurona Pausini e il sir relegato alle 23.20 (a proposito, perché trascinarsi così fino quasi all’una per sentire una sorta di classifica così?) una prima serata in cui è un trionfare di ricordi anche tra le canzoni. Meno male, è il caso, di sottolineare come metà degli artisti (da Noemi ad Arisa) abbiano accolto l’appello di Pinna e portato sul palco dell’Ariston i nastri arcobaleno.

Bene così perché il confronto tra l’esibizione della Pausini a 23 anni da “La Solitudine” ha asfaltato (fatevene una ragione) i precedenti e i successivi colleghi in gara per qualità canore e interpretative. Idem dicasi per Elton John, re Leone del pop britannico e delle unioni civili. “Oggi mi diverto moltissimo – ha risposto a un Conti più istituzionale che mai -, non avrei mai pensato di diventare papà e di avere la vita che ho avuto”. Meglio di qualunque promo o polemiche presunte tali. Sia chiaro, nonostante ciò, viva Sanremo.

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Sanremo senza rete (né rock né lento)ultima modifica: 2016-02-10T14:57:03+01:00da elisdono

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